I
It has always been my dream to learn to dance. As a kid I have always been fascinated by movement. There is something in the dance that registers a deep insight into the ways in which the human body can engender ambivalence, beauty, and above all mystery. Dance as an art form is more than self-expression or a form of communication. Fundamentally, dance is a conscious practice in living in the present through the body: a lyrical exercise in moving in space and time, in the here and now—the language of the body with all its limits and capacities, all its aches and desires, defining itself into something words can’t identify.
To learn to dance with my lovely and enthusiastic fellow dancers under the creative and committed guidance of Sara Vanelli is like learning an old language—a language so old that it sounds new, sweet, and daring. The human body learning its mother tongue.
II
In his book Algerian Chronicles, the French-Algerian writer Albert Camus once quoted the Greek historian Xenophon who narrates of the disastrous excursion of the Greek army in Asia. Dying of hunger and thirst the Greek army climbed to the top of a mountain from which the soldiers could see the sea, and they began to dance, forgetting their fatigue and disgust with life.
Today, in a time of historic calamity and uncertainty when a pandemic ravages and challenges our cherished way of life, when geopolitical wars only benefit the powerful, art has become as necessary as ever. Necessary for each one of us in our own small and great way. We dance like the Greek army not to forget the sorrows of life but because of them. We dance to keep ourselves sane in a period of insanity; to keep what is still human and tender in us despite the abundance of violence that surrounds us.
III
The human body is the ultimate language for it is the language of life. And dance the most complete art form. In dance one finds everything. The great French choreographer Maurice Bejart once said: “In dance, one finds the cinema, the comic strips, the Olympic hundred meters, and swimming, and what’s more, poetry, love, and tenderness.
For some mysterious reason, I have always looked at a dancer as a kind of messenger, like a postman always on the move to bring the message between the good and the bad news. Here we are dancing. Can you see the message? Can you read the message? Something is moving, the body is moving, call it poetry, call it tenderness, call it love.
(Italiano)
I
Il mio sogno è sempre stato quello di imparare a ballare. Da bambino sono sempre stato affascinato dal movimento. C'è qualcosa nella danza che registra una visione profonda dei modi in cui il corpo umano può generare ambivalenza, bellezza e soprattutto mistero. La danza, come forma d'arte, è più di un'espressione di sé o di una forma di comunicazione. Fondamentalmente, la danza è una pratica consapevole di vivere nel presente attraverso il corpo: un esercizio lirico di movimento nello spazio e nel tempo, nel qui e ora - il linguaggio del corpo con tutti i suoi limiti e le sue capacità, tutti i suoi dolori e i suoi desideri, che si definisce in qualcosa che le parole non possono identificare.
Imparare a danzare con i miei adorabili ed entusiasti compagni sotto la guida creativa e impegnata di Sara Vanelli è come imparare una vecchia lingua, una lingua così antica che suona nuova, dolce e audace. Il corpo umano che impara la sua madre lingua.
II
Nel suo libro Cronache algerine, lo scrittore franco-algerino Albert Camus citò una volta lo storico greco Senofonte che narra della disastrosa escursione dell'esercito greco in Asia. Morto di fame e di sete, l'esercito greco si arrampicò sulla cima di una montagna da cui i soldati potevano vedere il mare e cominciarono a danzare, dimenticando la fatica e il disgusto per la vita.
Oggi, in un periodo di calamità storica e di incertezza, quando una pandemia devasta e sfida il nostro caro stile di vita, quando le guerre geopolitiche avvantaggiano solo i potenti, l'arte è diventata più necessaria che mai. Necessaria per ognuno di noi, nel suo piccolo e nel suo grande. Danziamo come l'esercito greco non per dimenticare i dolori della vita, ma a causa di essi. Danziamo per mantenerci sani di mente in un periodo di follia; per conservare ciò che di umano e tenero c'è in noi nonostante l'abbondanza di violenza che ci circonda.
III
Il corpo umano è il linguaggio superiore, perché è il linguaggio della vita. E la danza è la forma d'arte più completa. Nella danza si trova tutto. Il grande coreografo francese Maurice Bejart una volta disse: "Nella danza si trovano il cinema, i fumetti, i cento metri olimpici, il nuoto, e in più la poesia, l'amore, la tenerezza".
Per qualche misteriosa ragione, ho sempre visto il danzatore come una sorta di messaggero, come un postino sempre in movimento per portare il messaggio tra le buone e le cattive notizie. Qui stiamo ballando. Riuscite a vedere il messaggio? Riesci a leggere il messaggio? Qualcosa si muove, il corpo si muove, chiamatela poesia, chiamatela tenerezza, chiamatela amore.
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